I Care A Lot – La truffa dal sorriso convincente

Scorrendo il catalogo Prime Video, qualche settimana fa, mi sono imbattuta nella thumbnail di un nuovo film Amazon Original, I Care a Lot, con Rosamund Pike con caschetto biondo e occhiali da sole e Peter Dinklage con barba e codino: già visti così non promettono nulla di buono. Rosamund ci ha già dato prova che i ruoli da badass le riescono maledettamente bene in Gone Girl – film tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn – in cui cerca di incastrare della sua scomparsa e del possibile omicidio il marito, interpretato da Ben Affleck. Mentre Peter con quegli occhioni azzurro ghiaccio ma dallo sguardo tenero lo abbiamo conosciuto tutti come Tyrion Lannister in Game of Thrones, il terzo fratello Lannister astuto ma forse con più buon senso e capacità di scendere a compromessi dei gemelli Jamie e Cercei. E in un certo senso, in questo film, il carattere dei loro personaggi migliori non è tanto diverso.

Vi dico solo queste parole: truffa legalizzata. Amerete l’astuzia ma odierete i motivi del personaggio di Rosamund e ora vi racconto un po’ di che si tratta.

PARLIAMONE

Marla Grayson (Rosamund Pike) è una donna astuta e decisa che ha saputo fare suo il sistema della tutela legale della persona, soprattutto se questa è anziana e non è più in grado di badare a se stessa. Insieme alla sua partner in crime e nella vita Fran (Eiza González) hanno una piccola associazione e si occupano della presa in tutela di anziani che frutta loro non pochi soldi: basta ottenere un certificato medico che attesti che la persona non sia in grado di badare a se stessa, presentarlo ad un giudice – che davanti al parere medico non può che alzare le mani – e automaticamente il povero anziano sarà sotto la custodia di Marla, che lo assegnerà ad una casa di riposo di fiducia e si impossesserà del suo patrimonio che in parte utilizzerà per la retta e in parte finirà nelle sue tasche.

Marla sa fare maledettamente bene il suo lavoro, bisogna ammetterlo, seppur sia sbagliato. All’inizio del film abbiamo un quadro chiaro della mente di Marla, quando il figlio della signora Feldstrom la porta in causa perché non gli viene concesso di vedere sua madre, le hanno venduto tutti i beni e soprattutto non voleva finire in casa di riposo. Ma con sguardo compassionevole nei confronti della signora, ma con i suoi occhi di ghiaccio, Marla si rivolge così al giudice:

ENGITA
Mr Feldstrom, sir, I sympathize, but the court doesn’t appoint me for no reason. Your mother couldn’t cope on her own. A doctor diagnosed her with dementia and wrote an affidavit recommending an immediate action be taken for her safety. You had an ample opportunity to move your mother into a care facility or into your home, you did neither. You can’t care for her by doing what she wants, you have to do whats she needs. That is why I can care better than a family member, because I have no skin in the game. I just have to do what is right for your mother. I manage your mother’s money because someone has to. She’d let it run into quite a mess and I have to pay for her care in the facility, so yes, I oversaw the sale of some of her assets to finance that, and yes, I pay myself too because caring, sir, is my job, it’s my profession. This is what I do. All day, every day, I care. I care for those who are in need of protection, protection from apathy, protection form their own pride and, quite often, protection from their own children. Your Honor, you and I have seen it many times, offspring who are willing to let their parents starve in squalor and struggle with pain rather then dip into what they see as their inheritance to pay for necessary care.Signor Feldstom, sofnore, io la comprendo. Ma il tribinale non mi ha nominata senza una ragione. Sua madre non poteva farcela da sola. Un medico le ha diagnosticato la demenza, signor Feldstrom, e ha scritto un affidavit in cui raccomandava un immediato intervento per la sua sicurezza. Lei ha avuto molte opportunità di portarla in una casa di riposo o a casa sua. E non lo ha fatto. Non può prendersi cura di lei assecondandola, deve fare ciò di cui ha bisogno ed è per questo che posso occuparmi meglio di un familiare perché non ho interessi in gioco, faccio solo ciò che è giusto per sua madre. Quindi sì, gestisco i soldi di sua madre perché qualcuno deve farlo, lei li avrebbe fatti andare in fumo, e io devo pagare la sua casa di riposo, quindi sì , ho curato la vendita di alcuni dei suoi beni per finanziare il tutto e sì pago anche me stessa, perché la tutela, signore, è il mio lavoro, è la mia professione, è il mio mestiere per tutto il giorno, tutti i giorni io tutelo la gente. Mi prendo cura di chi ha bisogno di protezione, protezione dall’apatia, protezione dal lor orgoglio e molto spesso protezione dai lor stessi figli. Vostro Onore, lei ed io abbiamo molte volte figli disposti a lasciare che genitori morissero di fame, nello squallore e in preda allo sconforto piuttosto che attingere da quella considerano la loro eredità per pagare le cure necessarie.

E facendo leva sull’empatia verso la persona anziana, il giudice non può che darle ragione. Ma questo caso è nulla, perché il meglio – o il peggio – deve ancora venire. La prossima preda è la signora Jennifer Peterson (Dianne Weist), un’anziana apparentemente senza famiglia e che durante la sua vita ha accumulato un certo gruzzolo. Col solito iter viene assegnata alla residenza assistita, ed una Marla sorridente bussa alla sua porta e Jennifer quasi controvoglia si lascia trasferire. E quando la nostra tutrice si occuperà dei suoi beni, scoprirà un sacchetto di diamanti, che penserà bene di “tutelare”. Quello che però scopriremo dopo è che un figlio lei ce l’ha, Roman (Peter Dinklage) ed è tutt’altro che una persona perbene: è parte della mafia russa. Quando scopre che la madre e i diamanti sono scomparsi parte il piano per riprendersi quello che è suo, minacciando Marla fino ad uccidere lei e Fran. Ma potrà mai finire così? No. Entrambe sopravvivono e hanno modo di vendicarsi ed avere poi in pugno Roman, che diventerà John Doe con un piano geniale di Marla, la quale avrà il coltello dalla parte del manico. La sua società di tutela diventerà un business, una truffa legalizzata ma a livello mondiale e i film si chiude con questo suo discorso quasi motivazionale da donna di successo durante un’intervista televisiva:

ENGITA
Ask yourself: am I an insider? Or am I an outsider? Am I a lamb? Or am I a lion? Am I a predator? Or am I a prey? Am I good at money? Or am I good at people? What am I willing to sacrifice to achive my dreams? What lines will I not cross? Don’t try to be anyone else. Just know who you are and use that to your advantage. […] All it takes is hard work and the courage and determination to never give up.Dovete chiedervi: sono una dentro o fuori dai giochi? Sono un agnello? O un leone? Sono un predatore? O sono una preda? Sono bravo a fare soldi? O a trattare la gente? Cosa sono disposto a sacrificare per realizzare i miei sogni? Quali limiti non supererò? Non cercate di essere qualcun altro. Imparate a conoscervi e usatelo a vostro vantaggio. […] Ciò che serve è duro lavoro e il coraggio e la determinazione di non arrendersi mai.

E la giusta conclusione, quasi scenografica e simbolica è il suo tailleur bianco sporco del suo sangue ma forse in un certo senso anche di tutte quelle persone di cui dice di prendersi cura, guadagnando sulla loro pelle. Lascio a voi scoprire di chi è il proiettile che trafigge Marla, dico solo che a volte ritornano e che il karma non lascia scampo.

Questo film devo dire ti tiene attaccato allo schermo soprattutto nella seconda metà, quando cominciano a smuoversi troppo le acque e Roman, forse in maniera prevedibile, decide occuparsi di Fran e Marla come solo la mafia russa può fare, anche se forse un po’ ingenuamente. Il suo personaggio alla fine sembra losco, vengono raccontati i suoi malaffari, ma di fatto vediamo un figlio che si preoccupa per la madre (e per i diamanti) e cade facilmente nella trappola di Marla, che è un passo avanti a lui quanto ad astuzia.

Fatta la regola, fatto l’inganno, recita un detto, no? Jonathan Blakeson ha saputo raccontare la truffa della tutela legale in America, aggiungendo un po’ di pepe e astuzia grazie alla stupefacente interpretazione di Rosamund Pike, che ti fa odiare ed amare Marla allo stesso tempo: è una donna forte, che si è costruita da sola e, come lei stessa dice, non è facile farsi spazio in un mondo di uomini per cui devi lavorare il doppio. Un po’ ammetto di aver tifato per lei e mi sento in colpa per questo. Peccato, perché i suoi intenti siano tutt’altro che mossi dalla bontà d’animo e dai giusti valori.

Voi lo avete visto? Vi è piaciuto? Cosa avete pensato del personaggio di Marla, l’avete odiata o amata o entrambi a momenti alterni? Fatemelo sapere nei commenti.

Alla prossima recensione.

(Vi piace questo nuovo modo di recensire o preferite trama-recensione?)

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